“E a dì 15 Settembre 1570, [il ponte] fu finito di disarmare ed apparve ad ognuno come veramente è, bello, vago e sfogato“.
A scrivere è Agostino Lapini, vissuto al tempo in cui l’Ammannanati ricostruì il Ponte di Santa Trinita. Il “grande diluvio” del 1554 si era portato via il vecchio ponte trecentesco e ci vollero più di 10 anni per ricostruirlo nel 1570.
“Sono stato fino ad ora ogni dì seco – dichiara l’Ammannati in una lettera riferendosi a Michelangelo – et aviamo atteso a i disegni del Ponte Santa Trìnita, che ci ha ragionato su assai che ne porterò memoria di scritti e disegni secondo l’animo suo“.
L’ombra del grande Michelangelo aleggia sulle eleganti arcate del ponte del quale, alcuni decenni dopo, il Baldinucci scrive: “Questo ponte, non solo è stimato fra i quattro che ha il fiume dentr’alla città il più bello, ma è opinione degli intendenti ch’egli in ogni sua parte si possa chiamare uno dei più meravigliosi d’Europa“.
Purtroppo tutto ciò non fu sufficiente a frenare i tedeschi quando lo minarono il 3 agosto 1944.. Frederick Hart, il Monument Man della Toscana, annota: “mi dissero che il Ponte Santa Trìnita aveva resistito fino all’alba, e che era crollato solo al terzo tentativo tedesco di farlo saltare (…): il gigante aveva resistito fino alla fine contro la furia distruttiva di un nemico bestiale“.
Verrà ricostruito “com’era e dov’era” nel 1958.
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